Il New York Times sfida OpenAI e Microsoft in una battaglia legale destinata a segnare un capitolo significativo nella storia giuridica. Questa azione legale si unisce a recenti cause intentate da autori di spicco come John Grisham e Jonathan Franzen, nonché ad altre che coinvolgono i giganti dell’hi-tech impegnati nello sviluppo di varie tecnologie basate sull’intelligenza artificiale. La casa editrice statunitense ha recentemente presentato un’istanza legale contro le due società, OpenAI, l’ex startup di Sam Altman responsabile di creare ChatGPT, e Microsoft, il colosso del software che ha investito miliardi di dollari in OpenAI e ha integrato i suoi strumenti di intelligenza artificiale nel motore di ricerca Bing e in altri prodotti.
La disputa legale si basa su due aspetti principali: l’uso non autorizzato di migliaia di articoli e contenuti del New York Times per addestrare i modelli di base utilizzati da chatbot come ChatGPT (noti come “llm”, large language model) e la contestazione di un presunto circolo vizioso. Dopo aver utilizzato indebitamente gli articoli per l’addestramento delle intelligenze artificiali, queste ultime si troverebbero ora a competere con il New York Times, poiché i chatbot possono fornire notizie e informazioni quasi come se fossero fonti giornalistiche, anche se talvolta contenenti errori.
Il New York Times è la prima grande organizzazione mediatica a citare in giudizio queste due società, con la causa presentata presso la Corte federale distrettuale di Manhattan, N.Y. Tuttavia, molti esperti ritengono che questa controversia così ampia e di principio potrebbe alla fine giungere alla Corte Suprema, con una sentenza che avrà risonanze significative su scala nazionale, influenzando non solo le norme future a livello locale e federale, ma anche la direzione della ricerca in questo campo complesso.
La causa non richiede un importo monetario specifico, ma sottolinea che le due aziende sono responsabili di danni per “miliardi di dollari” sia per i diritti violati che in termini concreti. Un aspetto notevole è la richiesta di distruggere ogni modello di chatbot addestrato in questo modo, insieme a tutti i dati protetti da copyright utilizzati nel processo di addestramento. Lo studio legale che rappresenta il New York Times è noto per aver ottenuto un risarcimento significativo da Fox News in un caso di diffamazione, e lo stesso studio seguirà la causa intentata dagli scrittori contro OpenAI e Microsoft.
Il fascicolo della causa contiene numerosi esempi documentati di contenuti essenzialmente copiati dal giornale e riproposti da ChatGPT, oltre a casi in cui tali contenuti contengono informazioni completamente inventate dall’intelligenza artificiale, danneggiando il lavoro della testata. Il New York Times ha anche rivelato di aver cercato una soluzione con le due aziende fin dall’aprile precedente, senza giungere a un accordo, a differenza di altri casi simili che hanno visto licenze concordate tra aziende come Associated Press e OpenAI.