100 studenti della Columbia University arrestati per le manifestazioni pro-palestina

Giovedì 18, circa 100 studenti sono stati arrestati dopo che la Columbia University di New York ha sollecitato un intervento della polizia per sgomberare un accampamento di manifestanti pro-palestinesi, adempiendo così alla promessa fatta al Congresso dalla presidente dell’istituto, secondo cui era pronta a punire le persone per proteste non autorizzate.

“Ho preso una decisione straordinaria perché sono straordinarie le circostanze”, ha scritto la presidente, Nemat Shafik, in una email diffusa in tutto il campus giovedì pomeriggio. La decisione della presidente ha rapidamente acuito le tensioni nel campus, martellato da mesi dalle vivaci manifestazioni pro-palestinesi che molti ebrei hanno considerato antisemite. E potrebbe diventare un punto di svolta per il paese, dopo le polemiche avanzate nei mesi scorsi.

Il messaggio della dott.ssa Shafik è arrivato mentre un manipolo di agenti di polizia di New York, in assetto antisommossa, marciavano sull’accampamento di circa 50 tende sorto all’inizio della settimana ed autoproclamatosi “Campo di Solidarietà con Gaza”. La risposta dei manifestanti non è tardata ad arrivare, alzandosi subito al grido ripetuto: “Columbia, Columbia, you’ll see, Pelestine will be free!

Ciò che resta da capire, adesso, è se le tattiche più dure messe in campo costituiranno il nuovo modo di agire per gli ufficiali delle task force nominate dal Governo per prendere in mano la situazione nelle università, sedando così le rivolte degli studenti, o se invece avranno solo l’effetto di gettare ulteriore benzina nel fuoco. I manifestanti avevano già promesso che ogni tentativo di smantellare l’accampamento li avrebbe solo incoraggiati.

Il sindaco Eric Adams ha dichiarato giovedì sera che sebbene la Columbia abbia una “orgogliosa storia di protesta”, gli studenti non “hanno il diritto di violare le politiche dell’università e interrompere l’apprendimento”.

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