L’odioso ritorno della pubblicità, anche nella TV in streaming

Non molto tempo fa, la promessa della TV in streaming era semplice e allettante: abbonati e dimenticati delle pubblicità. Netflix ha conquistato il mercato proprio offrendo un’esperienza priva di spot pubblicitari. Amazon Prime Video, Disney+ e HBO Max hanno seguito l’esempio, creando un panorama dove lo spettatore poteva godersi contenuti senza interruzioni. Tuttavia, questo scenario idilliaco non è durato a lungo.

Oggi, gli spot pubblicitari stanno tornando in forze sui principali servizi di streaming. Netflix, Disney+, Peacock, Paramount+ e Max hanno introdotto spot da 30 e 60 secondi in cambio di un prezzo di abbonamento ridotto. Amazon ha addirittura attivato gli spot per impostazione predefinita. Inoltre, gli eventi sportivi in diretta su queste piattaforme includono interruzioni pubblicitarie indipendentemente dal piano scelto.

L’importanza crescente della pubblicità è stata evidenziata questo mese quando Amazon e Netflix hanno organizzato le loro prime presentazioni dal vivo durante gli upfronts a New York, un evento tradizionale dove le compagnie media cercano di attrarre inserzionisti. Netflix ha schierato Shonda Rhimes, famosa produttrice di “Bridgerton” e “Grey’s Anatomy”, mentre Amazon ha coinvolto celebrità come Reese Witherspoon e Jake Gyllenhaal, e ha offerto una performance dal vivo di Alicia Keys.

La reintroduzione degli spot è una risposta alle sfide economiche. Le aziende di streaming, dopo un decennio di crescita esponenziale, si sono trovate a fare i conti con enormi perdite finanziarie. Wall Street ha iniziato a perdere fiducia e i dirigenti hanno dovuto trovare nuove strategie per generare profitti. Una delle soluzioni è stata quella di riportare in auge le pubblicità, offrendo allo stesso tempo pacchetti combinati per ridurre la tentazione di disdire l’abbonamento.

Questa trasformazione riflette un ritorno ai vecchi modelli televisivi. Chuck Lorre, creatore, fra gli altri, della celebre serie “The Big Bang Theory”, ha paragonato la situazione attuale ai tempi in cui i programmi erano sponsorizzati da grandi aziende, come dimostrato dai personaggi dei Flintstones che promuovevano sigarette. Oggi, i servizi di streaming cercano di bilanciare la presenza degli spot mantenendo comunque un’esperienza di visione accettabile per gli utenti.

Nonostante la crescente presenza degli spot, i consumatori possono ancora evitarli pagando un extra. La maggior parte dei servizi di streaming offre versioni senza pubblicità, anche se a un costo maggiore. Ad esempio, Amazon richiede un supplemento di 3 dollari al mese per eliminare gli spot, mentre Apple TV+ rimane completamente privo di pubblicità.

I dati mostrano che i livelli di abbonamento con pubblicità stanno diventando sempre più cruciali. Alla fine del 2023, c’erano circa 93 milioni di questo tipo di abbonamenti negli Stati Uniti. Dopo che Amazon ha attivato automaticamente gli spot, e altri servizi hanno incrementato i clienti ad-tier, si stima che ora ci siano almeno 170 milioni di abbonamenti con pubblicità.

I servizi di streaming stanno cercando di rassicurare gli abbonati che la pubblicità non sarà invasiva come sulla TV tradizionale. Ad esempio, su Disney+, il tempo dedicato agli spot è di soli quattro minuti per ora di visione, mentre su Hulu è poco più di sei minuti. Questa gestione oculata degli spot mira a mantenere un’esperienza di visione più fluida e meno invasiva.

Tuttavia, il cambiamento è inevitabile e potrebbe portare a un ritorno alle origini della televisione. Jimmy Kimmel, durante l’evento upfront di Disney, ha ironizzato sul fatto che le compagnie media stanno reinventando la televisione via cavo. Anche Netflix, che per anni ha disdegnato gli spot pubblicitari, ora li sta reintegrando nei suoi piani. “Hanno distrutto la televisione commerciale,” ha detto Kimmel, “E ora, indovinate cosa vogliono vendervi. Pubblicità. In televisione.”

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