Lunedì il procuratore generale ad interim, James McHenry, ha annunciato il licenziamento di oltre una dozzina di procuratori che avevano lavorato alle indagini penali sull’ex presidente Donald Trump, guidate dal consulente speciale Jack Smith. La decisione, motivata dalla presunta incapacità dei funzionari di «implementare fedelmente l’agenda del presidente», ha ovviamente sollevato critiche e preoccupazioni tra gli esperti di giustizia.
I licenziamenti hanno interessato soprattutto avvocati di carriera, protetti dalle leggi sul servizio civile che impediscono il licenziamento senza giusta causa. McHenry ha però sostenuto che Trump, come presidente, avrebbe il diritto costituzionale di intervenire direttamente su questioni di personale. Nei messaggi di licenziamento inviati via email, McHenry ha scritto: «Dato il vostro ruolo nelle indagini sul presidente, non crediamo che possiate contribuire in modo leale all’attuazione della sua agenda».
Secondo Greg Brower, ex procuratore sotto l’amministrazione Bush, la decisione è senza precedenti. «Questi dipendenti non possono essere licenziati arbitrariamente, e non è stata fornita alcuna motivazione valida», ha detto, aggiungendo che i licenziati potrebbero fare ricorso al Merit Systems Protection Board, l’agenzia che tutela i dipendenti pubblici.
Tra i funzionari coinvolti c’è Bradley Weinsheimer, che lavorava nel Dipartimento di Giustizia da oltre trent’anni. Weinsheimer, noto per la sua imparzialità, è stato riassegnato a una task force sulle “città santuario”, un incarico considerato da molti come una misura punitiva. Anche Corey Amundson, capo della sezione integrità pubblica, ha deciso di dimettersi dopo essere stato trasferito a un ruolo legato alle politiche sull’immigrazione.
Questi cambiamenti vanno a braccetto con la promessa di «smantellare e ricostruire» il Dipartimento di Giustizia fatta da Trump durante la campagna elettorale. La riorganizzazione sembra però alimentare preoccupazioni sulla politicizzazione del sistema giudiziario federale. Kristin Alden, avvocata specializzata in diritto del lavoro federale, ha spiegato che «queste azioni contraddicono lo spirito della Civil Service Reform Act, nata per proteggere i dipendenti pubblici da interventi politici».
L’annuncio dei licenziamenti è arrivato pochi giorni dopo il trasferimento di alcuni alti funzionari del Dipartimento, tra cui esperti di sicurezza nazionale e corruzione pubblica. Molti osservatori temono che queste mosse possano minare ulteriormente la fiducia nell’imparzialità del sistema giudiziario.
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