Vivere per Godere: l’edonismo e la crisi dei legami nella società liquida

Nel mondo di oggi, la centralità dell’individuo è diventata una delle caratteristiche più evidenti della società.

L’individuo cerca costantemente di costruire il suo percorso esistenziale. La cosiddetta “società liquida” descritta dal sociologo Zygmunt Bauman è caratterizzata proprio dalla flessibilità, dalla mobilità e dalla disgregazione dei legami sociali tradizionali. In un contesto del genere, dove tutto sembra sfuggire a definizioni stabili e permanenti, l’individuo cerca nel piacere immediato una risposta alla propria condizione di incertezza e precarietà.

Le persone ricercano nuovi stimoli e soddisfazioni. Proprio per questo motivo, si sta discutendo molto del concetto di edonismo.

Oggi, l’edonismo diventa anche una forma di risposta alla solitudine e alla mancanza di stabilità emotiva. In questo scenario,  la società consumistica gioca un ruolo determinante nel nutrire il ritorno all’edonismo. Il capitalismo avanzato, come lo descrive Bauman, ha spinto a un continuo processo di “consumo” non solo di beni materiali, ma anche di esperienze, relazioni e identità. L’invito a “godere” diventa il motore dell’economia, e il consumo di piaceri e beni provvisori è presentato come l’unico scopo valido per l’individuo.

Il ricercatore Enzo Risso ha scritto un articolo, pubblicato su Il Domani, in cui riporta i dati di una ricerca che mostrano il desiderio degli italiani di divertirsi e di godere.

Infatti “divertirsi e togliersi dei vizi è l’ambizione del 72 per cento degli italiani, cosi come il 79 per cento cerca in ogni occasione di spassarsela e di fare cose piacevoli. Tanti amano cenare fuori casa (76) e quasi meta del paese (48) individua nell’andare spesso al ristorante uno dei fattori per dirsi soddisfatto della vita. Grande è la quota di persone alla ricerca di prodotti in grado di offrire leggerezza (76) e raccontare la capacità di godersi la vita (61)”. Inoltre, “il 52 per cento degli italiani è alla ricerca di emozioni forti, il 54 per cento ama organizzare cene e party, mentre il 6 per cento (10 nella Generazione Z) vuole condurre una vita mondana e piena di feste”.

Colpisce, e deve farci ragionare, che “il 44 per cento degli italiani vuole sentirsi libero senza vincoli”.

Risso sottolinea che queste dinamiche sono legate all’ipermodernità edonistica. “Un edonismo che va oltre il semplice piacere, per diventare un imperativo esistenziale, un ethos del godimento perpetuo”. Oltretutto, l’eccessivo desiderio di “cenare fuori, vivere momenti di emozionalità collettiva, sottolinea la dimensione di una socialità fluttuante, in cui le affiliazioni sociali divengono fluide e basate su interessi ed emozioni condivise”. Quindi, avviene un “consumo collettivo di esperienze piacevoli”.  Ma non solo. Risso mette in evidenza che “il consumatore diviene scenografo di sé, uno storyteller della propria vita che compra e sceglie in funzione dello spettacolo, del racconto che vuole fare di sé stesso. La vita stessa diventa uno spettacolo da consumare”.

I consumatori sono considerati come attori principali di un mondo che sembra aver rinunciato a qualsiasi altro ideale oltre il piacere e la gratificazione istantanea. Il piacere viene venduto, ma nello stesso tempo viene imposto come necessità, come esigenza a cui non ci si può sottrarre.

Il raggiungimento della felicità prevede una serie di pratiche consumistiche, sensazioni ed emozioni veloci. Ogni prodotto, dalla moda al cibo, dai viaggi alla tecnologia, è presentato come una promessa di gioia, una via per ottenere un piacere che non può più essere rinviato o rimandato.

Esponiamo il nostro corpo sui social network per cercare approvazione e consenso dai nostri follower. Questo significa che non siamo più solo consumatori di oggetti, ma anche consumatori di noi stessi.

La ricerca incessante di soddisfazione personale porta ad un “eclissi” delle esperienze autentiche e profonde, che vengono sostituite da momenti fugaci, spesso privi di un vero significato. Tutto diventa effimero, sfuggente e temporaneo. Il prezzo da pagare per questa illusoria ricerca di benessere è veramente troppo alto.

Recuperare valori e sentimenti in un’era individualista e consumistica richiede un cambiamento sostanziale, che implica non solo la riflessione sul nostro rapporto con il piacere, ma anche una riscoperta dei legami sociali, dell’autodisciplina e di un’etica della responsabilità. La società liquida di Bauman ci offre uno spunto importante: possiamo ancora scegliere di tornare a dare importanza alle esperienze autentiche, al ragionamento profondo e alla solidarietà, per costruire una vita che non si basi solo sul “godere” immediato, ma sul “vivere” in modo consapevole e significativo.

L’articolo Vivere per Godere: l’edonismo e la crisi dei legami nella società liquida proviene da IlNewyorkese.

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