…e ora tocca al settore alimentare

L’amministrazione Trump ha ufficializzato martedì l’introduzione di nuovi dazi sulle importazioni da Canada e Messico, con un’imposta del 25% su tutti i beni provenienti da questi due paesi. La misura si aggiunge ai dazi del 20% già applicati sui prodotti cinesi e rischia di avere ripercussioni significative sull’industria alimentare statunitense, soprattutto per quei settori che dipendono in larga parte dalle forniture messicane, come il commercio degli avocado.

Victoria Gutierrez, responsabile degli acquisti per Sysco, il principale distributore di alimenti negli Stati Uniti, ha dichiarato al New York Times che la dipendenza dal Messico per il mercato degli avocado è pressoché totale. «La maggior parte degli avocado consumati negli Stati Uniti proviene dal Messico. Possiamo oggi soddisfare la domanda interna? No», ha spiegato Gutierrez, aggiungendo che negli Stati Uniti la coltivazione di questo frutto è limitata nei mesi invernali. Per Sysco e altre aziende del settore, i dazi significano un aumento immediato dei costi e la necessità di trovare soluzioni alternative.

Alcune aziende stanno cercando di diversificare le forniture per i prodotti meno deperibili. Westrock Coffee, che rifornisce catene come McDonald’s e Walmart, sta valutando di sostituire il caffè messicano con fornitori in Honduras o Guatemala. Per i prodotti freschi, tuttavia, la possibilità di accumulare scorte è quasi inesistente. Le aziende dovranno decidere se assorbire i costi extra o trasferirli ai consumatori, con il rischio di un ulteriore aumento dei prezzi in un periodo in cui l’inflazione è già alta.

Il settore della ristorazione sta reagendo con prudenza. Chipotle, la catena di ristoranti specializzata in cucina messicana, ha dichiarato che per il momento non aumenterà i prezzi, ma non esclude questa possibilità se la situazione dovesse peggiorare. Target, una delle principali catene di supermercati negli Stati Uniti, ha invece annunciato che nelle prossime settimane i prezzi di frutta e verdura importate dal Messico aumenteranno.

Le aziende alimentari stanno cercando di adattarsi a questi cambiamenti, ma per alcune la riorganizzazione della filiera non sarà semplice. Mondelez International, proprietaria di marchi come Oreo e Ritz, produce il 18% dei prodotti destinati agli Stati Uniti in una fabbrica in Messico e, secondo gli analisti, riportare la produzione negli Stati Uniti comporterebbe un aumento significativo dei costi. Anche il settore delle bevande alcoliche è sotto pressione: Diageo, proprietaria di marchi come Guinness e Johnnie Walker, ha stimato una perdita di 200 milioni di dollari nei prossimi sei mesi a causa dei dazi su tequila e whisky.

Per le aziende della grande distribuzione, i problemi legati alla catena di approvvigionamento non sono nuovi. Durante la pandemia, molte hanno già dovuto diversificare i fornitori per far fronte a carenze e ritardi nelle consegne. Ora, con l’imposizione dei nuovi dazi, la strategia di affidarsi a paesi vicini come Messico e Canada si sta trasformando in un rischio. «Per chi si occupa di catene di approvvigionamento, gestire incertezze e shock è la normalità», ha commentato Victoria Gutierrez. «Che si tratti di tempeste o, come ora, di dazi.»

L’articolo …e ora tocca al settore alimentare proviene da IlNewyorkese.

Torna in alto