Caffè Borbone coltiva la filiera in Campania

Il dato è positivo. E registra una crescita importante. Il distretto del Caffè e dei confetti del napoletano cresce nel 2024 del 9,7%, con il secondo e terzo trimestre che si distinguono per un incremento rispettivamente del +18,2% e +12,7%. A certificarlo è l’Osservatorio sui distretti industriali di Intesa Sanpaolo. Un settore che non sembra conoscere crisi e che guarda al futuro in un’ottica in cui la ricerca della qualità convive con la sostenibilità e l’innovazione.

Concetto ribadito da Marco Schiavon, amministratore delegato di Caffè Borbone che parla di successo «frutto di una tradizione radicata, unita a una forte spinta all’innovazione». In sei anni di investimenti senza sosta e con l’obiettivo di accrescere la capacità produttiva (si tratta di circa 70 milioni di euro), l’azienda ha triplicato la produzione e il fatturato e opera con il magazzino inaugurato ad agosto, oggi pienamente operativo.

«Da sempre, Caffè Borbone punta sulla qualità del prodotto che è strettamente legata al rispetto della tradizione napoletana del caffè e sulla capacità di intercettare le esigenze di un mercato in continua evoluzione – dice Schiavon –. Poniamo inoltre tantissima attenzione alla fase di ricerca e sviluppo, che è fondamentale per innovare e per rendere al pubblico un caffè di ottima qualità che piace al consumatore, campano, italiano ed estero».

Tradizione che fa il paio anche con l’innovazione e tutti gli accorgimenti da seguire per conservare la qualità del prodotto. «L’uso di tecnologie avanzate e una logistica efficiente ci permettono di mantenere alti standard qualitativi e di rispondere con rapidità alla domanda nazionale e internazionale – argomenta –. La ricetta è quindi l’innovazione, sfruttando appieno il potenziale di un territorio produttivo ricco di risorse sia naturali che umane, già riconosciute e apprezzate in tutto il mondo, persone che affrontano con grinta le sfide future».

Una forza lavoro composta da 300 dipendenti, e una rete di partner e fornitori in tutta la regione caratterizzano l’azienda che ha visto crescere il fatturato negli anni, «superando nell’ultimo i 300 milioni di euro».

«Caffè Borbone acquista da quasi 900 fornitori in tutto il mondo, prevalentemente italiani e di cui circa un terzo campani – aggiunge il manager –. Tutto ciò è pari a un indotto in Italia di 160 milioni di cui 60 milioni in Campania».

C’è poi un aspetto tutt’altro che trascurabile e riguarda la sostenibilità. «Abbiamo adottato strategie mirate per ridurre l’impatto ambientale lungo tutta la filiera produttiva, dall’approvvigionamento delle materie prime alla logistica, fino al packaging – argomenta ancora il manager –. Un esempio concreto è il nostro impegno nello sviluppo di cialde e capsule compostabili e di soluzioni di confezionamento sempre più eco-friendly. Uno dei nostri progetti più significativi è la cialda compostabile: una soluzione innovativa che risponde alla crescente esigenza di ridurre l’impatto ambientale del consumo di caffè».

E poi il packaging che la contiene «pensato per essere riciclabile nella raccolta della carta, in linea con il nostro obiettivo di minimizzare l’uso di materiali plastici». Nel percorso anche processi per ridurre le emissioni di CO₂, l’ottimizzazione delle risorse idriche.

E poi i mercati che partono dall’Italia ma guardano agli scenari internazionali. «L’Italia rimane il core delle nostre attività – prosegue –. Tuttavia, la nostra strategia di crescita punta sempre più sui mercati internazionali, con una presenza crescente in Europa e Stati Uniti, dove il caffè espresso all’italiana sta guadagnando sempre più terreno. L’obiettivo è consolidare il nostro posizionamento e far conoscere la qualità del caffè napoletano nel mondo. Anche perché siamo primi per market share nel comparto cialde, con l’ideazione della cialda compostabile e quindi smaltibile nell’umido».

Originariamente pubblicato sul Sole 24 Ore Sud, il 28 febbraio 2025 da Davide Madeddu

L’articolo Caffè Borbone coltiva la filiera in Campania proviene da IlNewyorkese.

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