L’economia statunitense sta mostrando segni di rallentamento mentre le misure del presidente Donald Trump per ridurre la spesa pubblica e imporre dazi sui principali partner commerciali stanno causando incertezza tra imprese e consumatori. Il blocco dei finanziamenti federali, i licenziamenti di migliaia di lavoratori pubblici e il rischio di nuove guerre commerciali stanno pesando sulle previsioni di crescita, spingendo alcuni stati e città a cercare soluzioni alternative per mantenere i servizi essenziali.
Secondo le ultime indagini economiche, le decisioni della Casa Bianca stanno influenzando negativamente la fiducia dei consumatori e l’andamento degli investimenti aziendali. Michael Strain, economista dell’American Enterprise Institute, ha spiegato che l’incertezza legata alle politiche commerciali e alle riforme amministrative del governo «avrà un effetto negativo sui piani di investimento e di espansione». Anche il settore finanziario ha reagito con preoccupazione: Apollo Global Management stima che i licenziamenti nel settore pubblico potrebbero raggiungere quota 300.000, mentre considerando anche gli appaltatori federali si potrebbe arrivare a un milione di posti di lavoro persi.
Le amministrazioni locali sono tra le più colpite dalle decisioni della Casa Bianca. In Pennsylvania, il governatore democratico Josh Shapiro ha citato in giudizio il governo federale per il congelamento di 2,1 miliardi di dollari destinati a programmi di sicurezza nelle miniere e alla bonifica di pozzi abbandonati. «Il governo federale ha preso accordi con le agenzie statali per distribuire quei fondi» ha dichiarato Shapiro. «Quegli accordi sono vincolanti. Un accordo è un accordo». Anche università e istituzioni scientifiche stanno affrontando difficoltà: Stanford ha annunciato un blocco delle assunzioni in seguito alla riduzione dei finanziamenti alla ricerca da parte dei National Institutes of Health.
A livello nazionale, le politiche di Trump stanno incidendo anche sui settori dell’export agricolo e dell’edilizia. Il blocco degli aiuti internazionali, che finanziavano le esportazioni di prodotti agricoli americani, ha colpito gli agricoltori, mentre l’Associazione nazionale dei costruttori edili ha registrato un calo della fiducia a causa dell’aumento dei costi legato ai dazi su acciaio, alluminio e semiconduttori. Il presidente ha annunciato che dal 4 marzo entreranno in vigore nuove tariffe del 10% sulle importazioni cinesi e del 25% su prodotti provenienti da Canada e Messico, alimentando ulteriori timori su un aumento dell’inflazione.
Le proteste contro i tagli al settore pubblico stanno aumentando, anche tra i repubblicani. In Alaska, la senatrice Lisa Murkowski ha criticato la decisione dell’amministrazione di licenziare decine di lavoratori federali nello stato. «Molti di questi licenziamenti improvvisi faranno più danni che benefici, compromettendo opportunità e lasciando vuoti nelle nostre comunità» ha scritto su X. Il cosiddetto Dipartimento per l’Efficienza Governativa, guidato da Elon Musk, ha già avviato migliaia di riduzioni di personale e sta esaminando nuovi tagli per allineare le agenzie federali all’agenda della Casa Bianca.
Trump ha minimizzato le preoccupazioni, affermando che le sue misure aiuteranno a ridurre il peso dello stato sull’economia e rilanceranno la crescita. Durante una riunione di gabinetto ha dichiarato: «Se guardate alla fiducia nella nazione, ha avuto l’aumento più grande nella storia del grafico», senza specificare a quale indicatore si riferisse. Tuttavia, secondo gli economisti di Morgan Stanley, le tariffe potrebbero aumentare l’inflazione fino allo 0,6% e ridurre la spesa reale dei consumatori del 2%, con un impatto sulla crescita del PIL fino a -1,1%.
Gli effetti delle nuove misure si stanno già riflettendo nei mercati finanziari. Dopo un calo significativo delle borse, l’ex consigliere economico di Trump Larry Kudlow ha ammesso che le incertezze su dazi e tagli fiscali stanno pesando sugli investitori. «Almeno per ora, i segnali economici indicano una crescita più lenta e un’inflazione più alta» ha dichiarato. «Non è una buona notizia».
L’articolo I primi segnali negativi dell’economia post-dazi proviene da IlNewyorkese.