La storia di Maria Domenica Lazzeri, raccontata da chi l’ha studiata per decenni

Certe storie tornano da lontano. E anche se parlano di un passato remoto – di una donna vissuta nell’Ottocento in un paesino del Trentino, senza lasciare mai la sua stanza – a volte riescono a essere sorprendentemente contemporanee. È quello che è successo a Pino Loperfido, scrittore e giornalista, che ha deciso di raccontare la vicenda di Maria Domenica Lazzeri nel suo ultimo libro, Il Dono, pubblicato da Edizioni del Faro.

«La figura della Lazzeri è entrata nella mia vita nel 1998», racconta, «quando ero a una conferenza a Rimini. Parlava di lei un relatore, e io non ne avevo mai sentito parlare. È stato un colpo di fulmine. Due le ragioni principali: la prima, che è una storia documentatissima, con una mole incredibile di fonti anche laiche; la seconda, che è una storia con una dimensione europea. I testimoni venivano da ogni parte, la commentavano, la osservavano. Una vicenda che ha circolato per tutto il continente».

Ma che cosa ha spinto un autore di oggi, abituato a muoversi tra cronache e inchieste, a raccontare una figura mistica dell’Ottocento?

«Il fascino sta tutto lì», dice. «È una storia che ha la struttura quasi di un’inchiesta. Ci sono documenti, lettere, testimonianze. Ma c’è anche qualcosa che va oltre. E poi era nella mia regione, e non ne sapevo nulla. Questo mi ha colpito moltissimo».

Nel libro compare anche un personaggio contemporaneo: Giulio, un italoamericano che intraprende un viaggio alla ricerca delle sue radici spirituali. «È stato lui a fare da ponte tra l’Italia e gli Stati Uniti. Non parliamo di miracoli, perché non è il nostro compito. Ma il fatto è che da quando è entrato in contatto con questa vicenda, la sua vita è cambiata. È uscito da una crisi di salute molto seria. E oggi è uno dei promotori principali di questa avventura americana, con una fondazione e un’associazione di filantropi che raccoglie fondi per far conoscere la figura della Lazzeri».

A Loperfido interessa meno il sensazionalismo, più la dinamica che si innesca tra chi cerca e chi trova. E lo si capisce anche dal tono del libro, che alterna dubbi e fede, ironia e distacco, senza mai sembrare in bilico. È un libro anche per chi non crede?

«Certamente. Anzi, scherzosamente dico che è un libro che scontenta un po’ tutti. Chi crede, e chi non crede. Proprio per questo attira entrambi. Ho cercato di mantenere un punto di vista distaccato, quasi giornalistico. Come ho fatto anche in altri miei lavori. È, secondo me, la prospettiva migliore per raccontare le cose con obiettività. La mia formazione è cristiana, ma in questo caso mi sono messo a distanza, quanto basta per raccontare questa storia senza colorarla».

C’è però una parte del racconto che si muove fuori dalla stanza della Lazzeri, fuori dalla sua vita e perfino dopo la sua morte. È la parte che riguarda il silenzio della Chiesa, un silenzio lungo, e pesante. «Parliamo di un secolo e mezzo», spiega. «Dopo la morte della Lazzeri, c’è stata una fase di grande cautela. Ma a volte si è trattato proprio di censura. Anche palese, nei confronti di chi provava a documentarsi. I misteri sono tanti, e si sono succeduti. Quasi più interessante, da un punto di vista giornalistico, è il periodo dopo la sua morte. È lì che si capisce che qualcosa non torna. È questo che mi ha spinto a indagare. Il fatto, ad esempio, che ancora oggi, nonostante nel 2023 Papa Francesco abbia dichiarato Maria Domenica Lazzeri venerabile, in Trentino – dove è vissuta – pochissimi la conoscano. Una cosa che non riesco ancora a spiegarmi».

E allora viene da chiedersi se questa storia, che passa attraverso secoli e oceani, abbia ancora qualcosa da dire, soprattutto a chi è lontano, agli italiani nel mondo.

«È una figura che richiama le proprie radici», dice Loperfido. «Ma non solo spirituali. Parlo proprio di appartenenza culturale. Nell’Ottocento, la gente veniva da ogni parte – perfino dall’Australia – per visitare questa donna. Oggi sembra che quel movimento si sia invertito. È come se lei tornasse a trovare loro». Come spesso accade con certe storie, non si sa mai davvero dove iniziano e dove finiscono. Ma se continuano a passare di bocca in bocca, è perché qualcosa ancora dicono.

L’articolo La storia di Maria Domenica Lazzeri, raccontata da chi l’ha studiata per decenni proviene da IlNewyorkese.

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